FACCIAMO CHIAREZZA SUI PRIMI PASSI DEI PERFIN IN ITALIA

 

 

Il merito di aver rivelato quando le fonti ufficiali si sono occupate per la prima volta di francobolli perforati nel nostro paese, spetta a Franco Filanci.

La notizia è contenuta in un articolo dal titolo “Dagli al perfin!”, scritto in collaborazione con Enrico Angellieri, pubblicato sul n.30 del 1979 di Cronaca Filatelica, e riguarda un’autorizzazione inserita nel Bollettino postale n.2 del 1882 al paragrafo 34 che riportiamo integralmente:

34

Francobolli forati.

Da una casa commerciale venne chiesta alla Direzione generale l’autorizzazione di francare le proprie corrispondenze con francobolli forati in guisa da figurare le iniziali dei nomi dei mittenti.

 

 

La Direzione generale sul riflesso che i francobolli di cui è caso sono già tollerati da alcune Amministrazioni estere e che tale concessione non ha prodotto da qui inconveniente di sorta ha determinato di autorizzare l’uso di francobolli forati per la francatura delle corrispondenze alla condizione però che i fori non siano maggiori della puntura di uno spillo e che le dimensioni delle iniziali da essi formate non superino il terzo della superficie dei francobolli.

 

Come si vede, la ditta richiedente non è menzionata, ma in compenso viene riportato un facsimile di perforazione consistente nella sigla EBT, che nessuno ha finora concretamente rinvenuto, avvalorando l’ipotesi che si tratti soltanto di un esempio.

Dal testo dell’autorizzazione appare evidente che la Direzione generale delle poste abbia inteso consentire l’uso di francobolli perforati, non soltanto alla ditta richiedente, ma a qualunque interessato.

Tuttavia l’autorizzazione prevedeva la facoltà di realizzare perforazioni consistenti in sole lettere (iniziali dei nomi dei mittenti).

Di quel lontano periodo sono stati finora rinvenuti tre soli tipi di perfin differenti, che possono essere considerati gli incunaboli del settore.

La perforazione più antica ad oggi scoperta è una G (G35), possibile iniziale del cognome Ghelfi, realizzata su francobollo da 2c. applicato su documento comunale usato a Cadeo (PC) il 25.4.82 (collezione Arlenghi). Trattandosi d’uso anomalo, la scoperta necessita d’una conferma prima di considerare questa G, come la capostipite delle nostre perforazioni commerciali.

La seconda perforazione in ordine di tempo, è la UGC (U8) della ditta Ulrico Geisser &C. di Torino, rinvenuta a partire dal 1883 e ritenuta sino ad oggi, la “casa commerciale” che per prima aveva chiesto l’autorizzazione all’uso dei perforati.

La terza perforazione è la S.S.JR (S82) della ditta Siegmund Strauss Junior di Milano, rinvenuta a partire dal 1885.

I suddetti perfin sono stati realizzati in base all’autorizzazione già vista e, in effetti, vi figurano soltanto lettere.

Nel 1886 la ditta La Francalettere di Livorno pensò invece di perforare i francobolli con lettere e numeri, in quanto voleva servirsene per affrancare particolari biglietti pubblicitari (chiamati Francalettere), che avrebbe venduto al prezzo indicato dalla perforazione stessa e, proprio per la presenza dei numeri, dovette chiedere una specifica autorizzazione, che fu puntualmente concessa.

 

La notizia è riportata al paragrafo 492 del Bollettino n. 18 del 1886 il cui testo è il seguente:

 

492

Buste di pubblicità

Da un’Agenzia di Livorno venne fatta richiesta a questa Direzione generale di francare le corrispondenze con francobolli forati in guisa da rappresentare lettere e numeri.

Questi francobolli verrebbero apposti su buste speciali di pubblicità, le quali sarebbero vendute dall’Agenzia stessa.

La Direzione generale che, come è noto, ha già autorizzato l’uso di francobolli con fori rappresentanti iniziali, ha ora assecondato il desiderio dell’Agenzia sopra menzionata alla condizione però che le dimensioni delle iniziali e dei numeri non superino il terzo della superficie dei francobolli.

Le buste di pubblicità di cui sopra è parola saranno messe in corso nei primi giorni del prossimo gennaio.

 

È evidente che se si fosse trattato di perforare soltanto lettere (iniziali), la ditta poi diventata filatelicamente famosa per “distrazione” dei compilatori di cataloghi, non avrebbe avuto bisogno di alcuna autorizzazione.

In ogni caso alle Poste non interessava sapere quali lettere e numeri la ditta intendesse realizzare, ma si preoccupava che le perforazioni non fossero più grandi del terzo della superficie dei francobolli.

Come sappiamo, La Francalettere mise in vendita tra il 1887 e il 1889 i suoi biglietti colmi di pubblicità, affrancati con francobolli perforati C1 - C4 - C18 - 8 8, più parecchie varianti dovute a cattivo uso del perforatore C18, adoperato precariamente per ottenere 8 8.

Nel 1887 il bollettino n.11 al paragrafo 431, riporta una nuova autorizzazione che parla di francobolli perforati CC:

 

431

Cartoline di pubblicità

La Direzione generale è stata chiesta di disporre che sia dato libero corso a certe cartoline di pubblicità del peso di grammi 15, francate con francobolli da centesimi 20, traforati con le iniziali C.C., le quali occuperanno un terzo della superficie dei francobolli stessi.

Avendo essa annuito a tale richiesta, ne dà avviso agli uffici postali per loro norma, avvertendoli in pari tempo che dovranno essere sottoposte a tassa le cartoline che oltrepassassero il peso di grammi 15.

 

Sebbene anche qui non venga indicata la ditta richiedente, non vi è dubbio che si tratti della Forzano di Roma, che due anni più tardi mise in vendita le suddette cartoline.

In questo caso l’autorizzazione non riguardava la perforazione delle lettere CC (C14), operazione già ammessa dal 1882, ma la tipologia di invio (cartoncino doppio di grande formato) non contemplato dalla tariffa postale, e ammesso solo alla tariffa di 20c. delle lettere.

Dal 1887 si ritrova il nuovo perfin FAT (F12) delle Fonderie e Acciaierie di Terni, la perforazione M (M5) della ditta Meiss & C. di Milano, e la sigla BN (B133) della Banca Nazionale Toscana di Firenze. Dal 1888 compare anche la sigla BG (B56) della Banca Generale di Genova e un’altra BN (B72) della Banca Nazionale di Roma. Infine, dal 1889, fanno la loro apparizione diversi altri perfin, compreso il CC (Cartolina Commerciale) già visto.

Nello stesso anno viene emanato il Regio Decreto n.6152 del 20.6.89 che al secondo comma dell’art.32 regola in via definitiva la facoltà di perforare i francobolli:

 

Art. 32.

I francobolli debbono essere adoperati nello stato in cui sono somministrati dall’amministrazione.

Possono essere traforati, nel senso di riprodurre colla traforatura le iniziali dei nomi e cognomi dei mittenti, o determinate cifre, che non superino in grandezza il terzo della dimensione di essi francobolli.

Non sono ammessi francobolli mancanti di qualche pezzetto, che superi un decimo della loro dimensione o formati di più pezzetti.

Così pure non sono ammessi francobolli macchiati o francobolli, sui quali sia stato steso uno strato di qualsiasi materia.

 

Il secondo comma è una sintesi di quanto già la Direzione generale aveva disposto in precedenza, che col decreto diventava legge dello Stato.

La norma è sempre stata ripresa con piccole variazioni dai decreti che hanno regolato nel tempo la materia, e ancora oggi è consentito l’utilizzo di perforati, anche se da tempo la pratica è caduta in disuso.

Curiosamente, però, in oltre un secolo di utilizzo dei perfin, sono state pochissime le perforazioni contenenti numeri, mentre sono stati perforati taluni simboli e monogrammi non previsti dalla norma, ma evidentemente tollerati.

In conclusione possiamo affermare che una più attenta lettura delle norme postali che sono alla base della nascita e dell’utilizzo dei perfin, permette una migliore conoscenza del fenomeno e la comprensione del motivo dell’esistenza di altre perforazioni anteriori al 1889, oltre quelle riguardanti le ditte che chiesero le tre note autorizzazioni.

                                                                              

                                                                                                      Enrico Bertazzoli

 

 

Modulo del Comune di Cadeo (PC) affrancato con francobollo da 2c. annullato il 25.4.82 col numerale 1033 di

Fiorenzuola d’Arda (PC), perforato con una grossa G, possibile iniziale del cognome Ghelfi (collez.Arlenghi)

 

N.B. I numeri indicati accanto a ciascuna sigla, sono quelli del catalogo Vaccari 2000 e dell’aggiornamento del 2005.