CONOSCERE I PERFIN

 

Per vari decenni i francobolli italiani perforati sono stati considerati privi di valore filatelico, alla stregua di quelli rotti o rovinati. Però, rispetto a questo ingiusto giudizio, hanno sempre fatto eccezione i francobolli dei Francalettere, delle Cartoline di pubblicità, e dei Biglietti pubblicitari RDM, ritenuti a torto perforati ufficialmente, mentre si è trattato di iniziative strettamente private, della stessa natura di tutti i perfin esistenti.

La confusione è derivata dal fatto che i primi soggetti che vollero utilizzare francobolli perforati, tra i quali le ditte “La Francalettere” di Livorno e “Forzano” di Roma, produttrici e distributrici dei Francalettere e delle Cartoline di pubblicità, ebbero bisogno di un’autorizzazione generica a perforare i francobolli, poiché all’epoca tale facoltà non era ancora prevista dal codice postale. Si badi che l’autorizzazione non riguardava la specifica perforazione che si voleva realizzare, la cui scelta era lasciata alla libera decisione dell’utilizzatore, senza alcuna interferenza o controllo delle poste, che non volevano vedere neppure un campione delle tipologie di perforazioni che sarebbero state fatte.

L’unica differenza tra i perfin di queste ditte che si occupavano di pubblicità in ambito postale, e tutti gli altri perfin, riguarda la finalità della perforazione. Nel primo caso, la perforazione tendeva ad evitare il recupero, per destinarli ad altri usi, dei francobolli applicati a supporti pubblicitari venduti sotto il facciale mentre, per tutti gli altri perfin si trattava di una misura cautelativa, per evitare furti e usi illeciti da parte di dipendenti infedeli.

Ciò premesso, giova precisare che, per essere efficace, l’operazione di perforazione doveva essere effettuata subito dopo l’acquisto delle scorte di francobolli, da parte delle imprese che avevano problemi di furti. Infatti, una volta perforati, i francobolli risultavano meno appetibili perché invendibili, e le scorte potevano essere conservate con relativa sicurezza.

Ovviamente, al momento di affrancare, i fattorini disponevano di francobolli già perforati, e solo raramente si ricorreva all’uso di francobolli non perforati, per completare le affrancature in mancanza di scorta di specifici tagli.

Nel caso di Francalettere e affini, il problema di furti probabilmente non esisteva, perché l’attività era quasi sicuramente gestita di persona dai titolari delle rispettive ditte ideatrici di quelle forme di pubblicità. Sta di fatto che i francobolli erano spesso perforati dopo essere stati applicati sui supporti pubblicitari, segno che le scorte potevano rimanere pacificamente conservate senza pericolo.

Ma facciamo un passo indietro, per vedere come era eseguita la perforazione. Non essendoci alcuna norma che imponesse qualche regola da osservare da parte di chi intendeva utilizzare francobolli perforati (salvo quella spesso ignorata di non superare con le dimensioni della perforazione il terzo della superficie dei francobolli), ogni impresa si comportava come meglio credeva, sia nella scelta delle sigle da utilizzare, sia nella loro foggia, grandezza e posizione rispetto al francobollo che le doveva ospitare.

Considerato che i perforatori più diffusi avevano una sola testa perforante (ma non mancavano quelli a testa multipla), ogni azienda usava un proprio metodo per eseguire la perforazione, il quale metodo poteva cambiare nel corso del tempo per il succedersi del personale addetto all’operazione, e per la maggiore o minore diligenza nel lavoro del personale medesimo.

Quasi sempre i fogli di francobolli nuovi erano introdotti nel perforatore piegando a fisarmonica delle porzioni di foglio comprendenti due o tre colonne verticali od orizzontali di francobolli, anche in ragione del numero di teste perforanti presenti nel perforatore. Come conseguenza, si otteneva un certo numero di sigle dritte, ed altrettante speculari o capovolte ad ogni azionamento dell’apparecchio. Inoltre, secondo il verso d’introduzione dei francobolli nel perforatore, la sigla riusciva dritta, capovolta, speculare o capovolta e speculare rispetto al francobollo.

Di solito, la sigla era disposta in orizzontale, ma non mancano i casi di perforazioni apposte in senso verticale, anche nell’ambito dello stesso perfin, e anche in questo caso ci troveremo di fronte a quattro possibili posizioni, sicché per ogni perfin possono esistere in linea di principio otto diverse posizioni. Come si è visto, la presenza di varie posizioni della stessa sigla dipende dal caso, e dalle abitudini e diligenza della persona che ha eseguito a suo tempo una determinata perforazione.

Per completare il quadro, merita di essere ricordata anche l’esistenza di perforazioni trasversali, praticate da un angolo all’altro del francobollo. Si tratta di norma di nomi interi (non ridotti a sigla), di lunghezza tale che il francobollo non potrebbe contenere se la perforazione fosse posizionata in orizzontale o in verticale, e anche in questo caso le possibili posizioni sono otto.

Ai fini collezionistici, nulla vieta che si faccia attenzione alle varie posizioni nelle quali può trovarsi una sigla, ma si eviti di confondere un simpatico e divertente esercizio come questo, con una specializzazione riguardante, ad esempio, la dentellatura o la filigrana dei francobolli. Infatti, le caratteristiche dei francobolli (anche quelle marginali) sono stabilite in modo preciso e tassativo, solitamente con decreto. Ne consegue che lo stampatore (in Italia ormai da decenni l’Istituto Poligrafico dello Stato) sia tenuto a produrre esemplari assolutamente identici tra loro, nell’ambito di una stessa emissione. Ma poiché al lato pratico questa regola di base non sempre può essere rigorosamente rispettata a causa d’imprevisti o incidenti di percorso, si possono presentare varietà ricercate dagli specialisti.

Al contrario, nei perfin le “varietà” di posizione della perforazione e le sigle incomplete, decentrate, doppie o difettose, sono la norma, e non meritano alcun plusvalore. Anzi, se proprio si volesse attribuire un plusvalore ad un perfin, esso andrebbe assegnato agli esemplari che recano la perforazione ben centrata, completa di tutti i fori di cui si compone, e possibilmente in giusta posizione rispetto al francobollo.

In qualche caso si nota lo sforzo da parte dell’utilizzatore di realizzare perfin rispondenti alle caratteristiche ottimali appena viste. Uno dei casi più noti riguarda i perfin A.G. delle Assicurazioni Generali di Venezia, la cui direzione forse dava disposizioni tassative ai fattorini sul metodo da seguire per perforare i francobolli, in modo da ottenere esemplari ottimamente perforati, e sfruttare l’operazione anche a favore dell’immagine aziendale.

Tuttavia, i perfin A.G. con sigla eventualmente speculare, capovolta, o con entrambe le combinazioni (certamente una minoranza), a giudizio di chi scrive non meritano un plusvalore.

La stessa cosa dovrebbe valere anche per i Francalettere e affini, che contro ogni logica sono inseriti nei cataloghi di francobolli con quotazioni del tutto ingiustificate.

Anche per questi perfin assai più comuni di molti altri dello stesso periodo, totalmente ignorati dai cataloghi di francobolli, le varietà di perforazione non dovrebbero meritare alcun plusvalore, mentre sono descritte come rarità assolute.

Poiché sappiamo con certezza che anche i Francalettere sono stati realizzati da privati in piena libertà e senza alcuna regola o controllo delle poste, alla pari di tutti gli altri perfin esistenti, tale travisamento della realtà andrebbe una buona volta superato.